La lampada a petrolio di Marco illuminò un uomo sulla trentina, di aspetto piacevole, imbracciante un fucile da caccia di grosso calibro e con un voluminoso revolver alla cintura.
"Non intendo farvi alcun male." disse con una voce così profonda che dava l'impressione di provenire da un altro luogo "Gettate le armi e non vi verrà fatto alcun male, ve lo garantisco."
Tutti però udirono chiaramente il rumore dell'otturatore che si armava.
"In nome della legge getti quel fucile e ci lasci passare!" gridò il vicesceriffo, puntando il fucile a pompa contro quell'uomo.
Venne esploso un colpo e pezzi del cervello del ragazzo schizzarono sul volto del reverendo, che lo seguiva; il corpo esanime cadde nel fango ed affondò completamente nel giro di pochi istanti.
Dankan allora prese uno dei candelotti di dinamite da sotto la camicia, l'accendino dalla tasca e fece il verso di accendere la miccia, o almeno ci provò, perché lo sconosciuto, con una velocità assolutamente inumana, mise un secondo colpo in canna e fece fuoco, colpendo il parapsicologo ad una coscia.
La dinamite cadde nel fango e fece la stessa fine del corpo del vicesceriffo.
"Lo ripeto un'ultima volta, gettate le armi e seguitemi. Se volete uscire vivi di qui."
Nelle teste del gruppo di amici passò la stessa idea, quella di far fuoco contemporaneamente… ma poi fu forse la speranza di poter uscire incolumi di là sotto, o forse la consapevolezza che si trattasse dell'unica cosa sensata da compiere a far sì che tutti gettassero nella pozza le armi.
Tutti tranne Andy (che s'era dimenticato di avere la piccola automatica nella tasca della giacca) e Marco (che gettò la doppietta ma trattenne la pistola nascosta dietro la cintura e coperta dalla camicia che gli pendeva da ogni parte).
Sotto la minaccia di finire allo stesso modo del poliziotto il gruppo ripercorse per l'ennesima volta il tunnel che portava alla caverna dove si era consumato lo scontro a fuoco, una volta lì imboccarono il cunicolo più lontano, e dopo qualche minuto giunsero in un ampio spazio semicircolare in cui erano sistemati alcuni bracieri.
Al centro dell'antro era sistemato un altare sacrificale identico a quello del tempio situato all'interno della villa mentre all'estremità opposta era possibile notare una rozza rampa di scale, che probabilmente portava al mattatoio del piano superiore.
Gli ospiti furono fatti accomodare per terra, mentre l'uomo armato si sedette sul piano dell'altare e concesse a Steven di medicare i compagni.
"Mi chiamo Philip Modine, sono nato in questa casa nel 1869… e non ho idea di quanti anni siano passati da… da quando la mia vita, e quella di tutti quelli che mi stavano a cuore, cambiò. Quella sera pioveva a dirotto, e mio padre ci comunicò che era giunto il momento di richiamare in questo mondo il signore e padrone dell'uomo, e che lui ci avrebbe ricompensato per questo. Io sentii il segnale che avvertiva riguardo all'inizio del rito, ma mi attardai con un amico di passaggio… Philius. Quando uscii dalla sua stanza bloccai la porta per evitare che vedesse cose pericolose per entrambi e mi diressi verso il tempio. A pochi passi dalla sala un'esplosione scosse l'edificio e io… io sentii gridare i miei familiari…"
Andy notò che gli occhi del signor Modine erano terribilmente tristi.
"Avete presente quelle cose che vi hanno attaccato?"
"E come no? Credo che dopo aver visto come abbiamo sbrindellato i loro simili, i sopravvissuti ci penseranno due volte prima di riprovarci!" disse tutto baldanzoso Dankan "Così l'abbiamo fatta pagare anche per quello che hanno fatto ai vostri parenti."
"Beh, quando ancora stordito entrai nel tempio trovai i miei consanguinei cambiati… si dibattevano in preda a terribili dolori, si erano ingobbiti ed emettevano dei suoni animaleschi. Pian piano diventarono quelle creature che avete incontrato. Ma io non li ho abbandonati, li ho cresciuti… nutriti… ma…"
"Ehm…" intervenne imbarazzato il parapsicologo "…volevo dire… almeno sono morti senza soffrire …"
Brian si era portato le mani alla testa e già immaginava che l'intervento dell'amico non avrebbe fatto altro che accelerare la loro esecuzione.
"…ma questa non è la cosa peggiore che è accaduta… perché anch'io… anch'io non sono più lo stesso…" disse Philius mentre il fucile gli cadeva dalle mani.
Il suo corpo aveva iniziato cambiare, cresceva nelle dimensioni in maniera rapida, mentre la testa sembrava venire lentamente inghiottita dal torace.
I prigionieri rimasero qualche istante basiti, mentre la mutazione continuava inesorabile.
Lo sceriffo gridò disperato "Non è possibile… sta diventando… quella cosa dell'affresco."
Il falegname, per sua fortuna, aveva perso già conoscenza da qualche secondo.
"E' il momento!" disse Brian, prendendo al volo una delle Colt che Dankan era incredibilmente riuscito a nascondere sotto il panciotto e a celare, forse involontariamente, grazie all'andatura curva e zoppicante che aveva tenuto da quando era stato ferito.
Tre o quattro colpi vennero sparati in rapida successione, ma non sembrarono sortire alcun effetto: quell'essere continuava a crescere, tanto che oramai aveva raggiunto i tre metri d'altezza.
"Andiamocene prima che sia troppo tardi!"
"Marco, taci e usa la pistola che hai messo dietro la schiena, ho visto che non l'hai gettata. USALA!" disse Brian.
L'antiquario alzò lo sguardo e vide la creatura sulle cui palme si erano aperte due orribili e fameliche bocche che lo stava caricando: fece fuoco, venne afferrato per il braccio e scaraventato via con il secco rumore delle ossa che si spezzavano; mentre ricadeva a molti metri di distanza ed in prossimità dell'ingresso del cunicolo realizzò che forse era giunto il suo momento, ma che non avrebbe voluto che la sua vita finisse lì, all'insaputa di tutti e assieme a quella dei suoi amici più cari.
Steven vedendo quella scena non resistette: estrasse il coltello e lo affondò, fino al manico, nella schiena della mostruosità che aveva la palese intenzione di toglierli di mezzo; come ricompensa ricevette un pugno fortissimo al fianco. Comprese immediatamente che il suo femore doveva essersi rotto, alzò la testa in tempo per vedere il corpo dello sceriffo sollevato a mezz'aria svuotarsi a poco a poco ed avvizzire, come se la creatura se ne stesse cibando. Probabilmente fu quella visione a minare il già precario equilibrio mentale di Dankan.
"Che diavolo fai? La miccia è troppo corta e comunque la caverna ci rovinerà addosso, sempre che non ti scoppi in mano!" gridò Brian.
Il parapsicologo aveva dato fuoco e gettato il candelotto sotto l'incarnazione di Y'Golonac: mentre chi non vi si trovava già si gettava disperato a terra, Desede rimase in piedi, imbambolato a fissare con i pugni stretti gli effetti del suo gesto, come un bambino prima di scartare il regalo di compleanno.
Non vi fu nessuna esplosione.
"Ah ah! Siamo fottuti. Cosa è successo, ha spento la miccia pisciandoci sopra?" chiese Steven.
La verità invece era che il candelotto non si trovava più in quella caverna.
"Bisogna far saltare tutto. DEVO far saltare tutto. E' l'unico modo." gridò tremante Dankan, mentre zoppicante cercava di correre per raggiungere l'uscita, aiutandosi a tratti anche con le mani e lasciando dietro di sé una vistosa striscia di sangue.
Brian esplose gli ultimi due colpi rimasti nel caricatore della 45 probabilmente conscio che non sarebbe servito a niente, mentre il dottore lo incitava ad andarsene, e a portarsi dietro Andy, dato che sia lui che Marco erano conciati troppo male.
Il reverendo era rimasto per tutto il tempo con le spalle contro la parete di roccia, incapace per la paura di muovere un solo muscolo, quando l'ingegnere e Steven lo fissarono si sentì colpevole ed in parte responsabile della fine che stavano per fare tutti. Indietreggiò prima lentamente, poi accelerò il passo ed uscì senza proferire parola, con il capo chino.
Nessuno seppe mai se i tre compagni rimasti nella sala dei sacrifici si sentirono traditi o furono in qualche modo contenti perché non avrebbero dovuto pensare anche a lui.
Y'Golonac nel frattempo, dopo aver gettato lontano i resti rinsecchiti di Woodhouse, stava accingendosi a finire il falegname.
"E' la nostra ultima occasione" disse Brian "Marco, puoi camminare vero? Alzati ed esci di qui alla svelta, penso io a Steven!"
"Vattene o finiremo per morire tutti e due. Oltretutto potrei essere un ottimo 'diversivo' e farvi guadagnare qualche secondo, o forse addirittura minuto prezioso!" disse il dottore.
L'antiquario aveva già imboccato il cunicolo e procedeva piuttosto velocemente; l'ingegnere si caricò sulle spalle il signor Ross ed iniziò quella che probabilmente sarebbe stata la corsa ad ostacoli più importante della sua vita. "Toglitelo dalla testa, non ti lascio qui a fare il martire."
Il reverendo giunse nella cantina terrorizzato dalle grida dei discendenti Modine, che dalle profondità della collina dovevano aver imboccato il cunicolo per raggiungerli e finirli. Trovò Dankan con l'accendino in mano, pronto a dar fuoco alle micce dei numerosi candelotti ancora presenti.
"Non farlo, gli altri non sono ancora usciti!"
"Devo, devo assolutamente, quella mostruosità non può uscire di qui."
Andy diede un calcio alla mano del parapsicologo che lasciò cadere l'accendino, lo raccolse e vide la pistola dell'antiquario dalla parte della canna.
"Tu sei uno di loro, uno di quei cosi. Ma non riuscirete ad uscire di qui. Io non ve lo permetterò." biascicò in maniera quasi incomprensibile Desede.
"Sono io, il tuo amico. Sono Andy, ricordi?"
La pistola continuava a seguirlo, e Dankan era troppo fuori di sé: Fordham imboccò le scale con le mani alzate, attraversò di corsa la cucina e i saloni, uscì sul portico e scese i gradini, rimanendo ansimante ad aspettare gli altri.
Poco dopo due spari echeggiarono dall'interno, passarono pochi secondi e il parapsicologo uscì tutto sorridente, superò il reverendo fermandosi a dieci metri circa da lui, sotto un albero, coprendosi le orecchie con le mani e contando in maniera regolare.
Andy con un balzo riattraversò il portico.
Si fermò sulla soglia della villa: attese disperato qualche secondo, poi vide la sagoma di Marco oramai giunta a metà salone ed un sorriso gli riempì il viso.
"Dove sono gli altri?"
"Dietro di me, credo stiano arrivando." rispose l'altro, al limite dello svenimento e con un braccio a penzoloni da cui usciva un pezzo d'osso.
"Ma come, li hai abbandonati?"
"Perché spiegami tu cosa hai fatto!"
"Io… Dankan ha acceso i candelotti…"
"Cosa? Va' a disinnescarli, allora!"
Marco capì in quell'istante che Fordham non avrebbe mai trovato il coraggio di entrare nuovamente in casa Modine, e tantomeno la forza di scendere in cantina e spegnere le micce. Raccogliendo le ultime energie e cercando di rimanere cosciente l'antiquario si diresse quanto più velocemente poteva verso la cantina, tenendo in mano la lampada di Fordham.
Andy a capo chino ridiscese i gradini e si inginocchiò a pochi passi da Dankan, che aveva iniziato a canticchiare ritornelli infantili ed a frustare l'erba.
Il sangue gli si gelò nelle vene ed il cuore smise di battere per qualche secondo quando si accorse che Desede stava usando come frustino un pezzo di miccia, lungo pressappoco 70 cm: si mise a correre, superò il portico ma si arrestò ancora una volta di fronte alla porta d'entrata.
"Marco! Esci, non c'è più tempo. Non c'è più…"
Per tutta la vita fu convinto di aver sentito la voce di Brian dire "Coraggio Stev, siamo fuori. Guarda, le scale… c'è anche Marco…"
Dopo quella che molto probabilmente fu un'allucinazione generata dalla sua mente, si sentì attraversare da un vento caldo, alzare di peso e gettare lontano, come pesasse quanto un foglio di giornale.
Il boato ed i detriti giunsero solo successivamente e nel momento in cui toccò terra con la schiena Andy pensò che, nella migliore delle ipotesi, sarebbe rimasto paralizzato per tutta la vita.
Nella peggiore sarebbe rimasto vivo e paralizzato fino al momento in cui quegli esseri avrebbero iniziato a divorarlo.
Perse conoscenza.
Al suo risveglio realizzò che poteva ancora camminare, si alzò dolorante e vide che al posto della villa c'era solamente un immenso cratere.
Dankan vi ci ballava sul bordo.
Attorno si erano aperte numerose e profonde fosse, sicuramente causate dai crolli nei cunicoli scavati da quegli esseri immondi, ma i suoi amici non c'erano più.
"Cosa dirò adesso?"
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15 anni fa