Il giorno seguente, mentre il reverendo Fordham si recava da Edna nel tentativo di consolarla in qualche modo, Marco stava già consultando gli archivi dell'"Eco di Annisquam", Steven era a colloquio con il patologo del Memorial Hospital e il resto del gruppo litigava animatamente con lo sceriffo.
"Non solo avete incasinato totalmente la scena del delitto, se così la possiamo chiamare, proprio come dei pivelli alle prime armi, ma vi siete strofinati il cadavere cancellando ogni possibile prova… dovrei sbattervi dentro solo per questo. E non parliamo poi dello show all'ospedale. Siete fortunati che quell'infermiere non ha voluto sporgere denuncia.".
"Se solo lei si fosse degnato d'ascoltarci, magari avrebbe potuto essere lì con noi, per impedire che commettessimo degli sbagli" replicò Brian.
"Sceriffo, se in quella cantina ci fosse stato suo figlio, oppure il suo migliore amico, lo avrebbe lasciato ai topi per qualche altro giorno?" disse Dankan cercando di mantenere la calma.
"In effetti… anche considerando che è stato certamente un animale selvatico…"
"Noi abbiamo ragione di credere che il responsabile della morte di Jimmy Hickmann sia anche il colpevole delle sparizioni dei bambini… solleciti l'arrivo di rinforzi da Boston e andiamo a stanare quella bestia, prima che colpisca ancora.".
L'antiquario intanto aveva trovato quello che cercava: sei anni prima un nano acrobata, la "stella" di un noto circo ambulante, era improvvisamente sparito subito dopo un'esibizione, costringendo la carovana ad interrompere anzitempo il tour nella zona. Il cranio ritrovato doveva essere il suo.
Steven senza rifletterci troppo, dopo averlo brevemente osservato, aveva sentenziato: "…le ossa della scatola cranica sono completamente chiuse… la dentatura… le deformazioni ossee… questo apparteneva ad un uomo adulto, ma affetto da nanismo".
Si ritrovarono poco prima di mezzogiorno alla Bluemarlin e nella solita stanza fecero il punto della situazione.
Il dottore disse che sicuramente Jimmy era morto a causa di un unico, possente morso ricevuto alla base del collo. Tutte le altre ferite, comprese le amputazioni delle dita erano dovute ai topi che nel corso dei giorni gli avevano fatto visita: la cosa strana era che chi aveva inflitto la ferita mortale si era allontanato senza più toccare il corpo "…le bestie affamate sono portate a cibarsi delle loro vittime e sono poco propense a dividerle con altri animali".
"Steven, cosa può aver provocato quello squarcio?" chiese Brian seduto a cavalcioni di una sedia.
"Da quanto ho potuto vedere ed intuire, qualcosa con una bocca larga quanto quella di un uomo, ma dalla forma decisamente oblunga, inoltre dai pochi segni rimasti sembrerebbe che i denti anziché essere tozzi e possenti come quelli di un carnivoro, fossero lunghi e sottili…"
"Come quelli di un serpente?" fece Dankan.
"Credo di sì" rispose Steven, premendosi gli occhi con i palmi delle mani.
Decisero che nel primo pomeriggio sarebbero andati a fare una visitina alla casa di Jason Porter, alla ricerca di qualche utile indizio.
A voler essere precisi l'antiquario, dopo aver concluso le sue ricerche al giornale, aveva anche controllato presso le compagnie telefoniche gli intestatari di Boston e dintorni, trovando solamente un certo Rudolph Porter, residente nella periferia della grande città, ma l'opinione comune degli altri investigatori fu che nessun essere umano in fuga poteva essere così idiota da cambiarsi il nome e non il cognome.
Le due auto giunsero nel primo pomeriggio davanti a casa Porter, Andy da solo sulla Ford T aveva fatto strada, mentre tutti gli altri lo seguivano sulla Chevrolet.
"Ragazzi, dobbiamo cercare di dare nell'occhio il meno possibile" disse Brian girato verso i due compagni seduti sul sedile posteriore "ricordate che…"
"Ehm, credo che abbiamo un problemino…" fece Steven puntando il dito verso la strada.
Il reverendo Fordham aveva cordialmente intrapreso una conversazione con un uomo rotondetto e calvo che stava potando la siepe della casa vicina.
"Secondo voi lo fa apposta o gli viene così, naturale?"
"Non ne ho idea, e non posso credere che la polizia di New York lo reputi uno stimato consulente"
"Ma che diavolo fa adesso? Ci sta indicando con il dito".
"Scendiamo o no? Tanto il fattore incognito è andato a farsi benedire"
"Proprio a farsi benedire… se ci fossimo portati dietro una saltellante ragazza pon-pon saremmo passati certo più inosservati."
Dankan scoppiò a ridere pensando ad Andy con il gonnellino e i pon-pon, ma smise non appena incontrò lo sguardo di Brian.
Chiusero gli sportelli e si sistemarono i cappelli, raggiungendo lentamente il sacerdote.
"Sig. Cudrow, questi sono Brian, Dankan, e…" lo interruppe un calcio sullo stinco destro.
"…e don Francesco e suor Innocente" proseguì Dankan, scuotendolo vistosamente.
"Stavo dicendo al Sig. Cudrow, il vicino del nostro amico Jason, se per caso lo aveva visto negli ultimi giorni…"
"Scusi sa… è parecchio tempo che non lo vediamo… dai tempi della scuola…" disse Steven, piuttosto imbarazzato.
"…non lo vedo da un paio di settimane, all'incirca…"
"La casa è chiusa da allora? Ma abitava da solo?"
Intervenne Andy, massaggiandosi lo stinco "Sapete, la povera madre di Jason è morta pochi mesi fa, investita da un camion… la buonanima del padre, come certamente ricorderete, è stata portata via dall'influenza nel 1919.".
"Che lei sappia aveva un'amica, una fidanzata intendo…" fece Marco
"No. Sono sicuro di non averlo mai visto con nessuna, e poi era un tipo parecchio solitario".
"Ne è sicuro? Un bel ragazzo come lui non deve passare inosservato" disse Dankan.
"Voi trovate Jason bello?"
"No, ehm, cioè. E' un tipo!" replicò il parapsicologo.
"Detto tra uomini, non saprei proprio cosa una donna possa trovarci in lui. Rosso, alto e curvo… con tutto il rispetto io lo trovo decisamente brutto".
L'ingegnere stava per cadere vittima di convulsioni.
"Grazie. Se lo vede, gli dica che siamo passati a salutarlo" concluse Andy.
Tornarono a tarda sera, lasciando le auto due strade più in giù. Al reverendo fu assegnato il compito di fare da palo, nel caso arrivasse qualcuno.
La serratura della porta d'ingresso fu fatta scattare senza difficoltà e senza causare danni. La casa si dimostrò modesta ma accogliente. Un grande caminetto dominava l'entrata che faceva anche da salotto, da qui si poteva accedere ad una cucina con la dispensa piena di scatolame e la ghiacciaia vuota o salire le scale che portavano al piano superiore. Tutto era in perfetto ordine, nella stanza dei Signori Porter trovarono una foto della famigliola e, cercando nell'armadio a muro, gli atti di proprietà della casa, unitamente a poche cambiali regolarmente pagate e qualche fattura relativa a lavori compiuti all'edificio dall'impresa di costruzioni Hickmann. Nella camera di Jason recuperarono una foto decisamente più recente del sospetto e notarono come nell'armadio fosse presente un paio di scarponi chiodati sporchi di terra e sangue.
"Ci sono solamente abiti di seconda mano o da lavoro… e non ho trovato valigie. Questo qui non lo troviamo più." disse Marco.
"Già. Era con Jimmy nella cantina allora… ma è riuscito a fuggire. Ed ora si sta nascondendo da qualcuno… o da qualcosa" ipotizzò Dankan.
"Oramai le risposte che cerchiamo si trovano solo a villa Modine" replicò Brian.
"Jimmy lo abbiamo trovato, Porter è fuggito. Non abbiamo altro da fare qui. Torniamocene a casa" gridò Steven.
"Come non abbiamo altro da fare… dobbiamo scoprire chi ha ucciso il nostro amico, domani voglio fare un giro nel cimitero della collina, con alcune pale. Poi dobbiamo schiodare lo sceriffo da quella stramaledetta sedia" replicò il Sig. May bruscamente.
"Il faro è l'edificio più vicino alla collina, potremmo anche andare a sentire il custode…" fece l'antiquario, che stava però iniziando a pensare che quella faccenda iniziava ad andare un po' troppo per le lunghe, e che gli affari del suo negozio ne avrebbero certamente risentito.
"Andiamocene fuori a parlare" disse Dankan "non vorrei che qualcuno ci sorprendesse qui.".
"Ma Andy è fuori di guardia…"
"Appunto".
chiusura blog "Le Formiche Inca"
15 anni fa