Lasciarono la Ford T davanti alla locanda: Marco, Steven ed Andy arrivarono con la Chevrolet fin davanti al cancello di villa Modine, trasportando anche tutta “l'attrezzatura”; Brian e Dankan, per non dare nell'occhio, li raggiunsero a piedi.
L'auto, una volta scaricata, fu parcheggiata poco più avanti. L'idea era quella di non far sapere a nessuno dove si sarebbero trovati nel pomeriggio: all'oste dissero che andavano a visitare il faro (ed infatti la strada era proprio quella).
Cappelli e giacche furono depositati nel sedile posteriore della Superior, nascoste sotto una coperta. Le armi andarono imbracciate subito dopo l'entrata nella tenuta Modine. Anche il reverendo Fordham, solitamente poco incline all'uso della violenza, aveva tolto dalla fondina la sua piccola Walther modello 9; l'aveva acquistata più che altro per spaventare eventuali aggressori o malintenzionati che avesse dovuto incontrare mentre coniugava l'attività di uomo di chiesa con quella di consulente per la polizia di New York.
Non l'aveva mai usata prima.
Estrasse e reinserì il caricatore per assicurarsi che vi fossero munizioni e iniziò ad armeggiare con il carrello pensando a come si doveva fare per renderla effettivamente “utilizzabile”. L'arma, gli venne prontamente tolta dalle mani da Brian: “Che diavolo combini? Non vedi che stai puntando Dankan, che ti sta davanti?” gli gridò in malomodo.
Dopo qualche istante togliendo la sicura gliela ripose in mano “Se vuoi che funzioni, devi muovere questa levetta, vicino all'impugnatura. Quando lo fai, ed in genere quando hai la pistola in mano, puntala sempre verso il basso, se la gente lo facesse il totale delle ferite da arma da fuoco della East Coast andrebbe dimezzato.” fece con un tono decisamente più dolce, quasi a scusarsi con l'amico.
“Spara solo in caso di estrema necessità…” aggiunse Steven “…e comunque attento a non colpire uno di noi, con quel giocattolo.”.
Il gruppetto intanto aveva iniziato ad avanzare compatto sui resti del viale, a mo' di una piccola testuggine romana: Brian faceva da ariete (imbracciando il fucile a pompa), il lato sinistro era coperto da Dankan e le sue due pistole, quello destro da Steven, il suo revolver calibro 38 e una torcia accesa. Fordham si trovava al centro del gruppo, e reggeva anch'egli una torcia “Gli animali selvatici hanno paura del fuoco” mentre a coprire le spalle ci pensava, o così avrebbe dovuto fare, l'antiquario dotato di un'automatica calibro 32.
Proprio quest'ultimo era forse quello più nervoso, sia perché nei romanzetti che leggeva in attesa di clienti chi chiudeva la fila, fosse esploratore o soldato era sempre quello ucciso per primo dai tagliatori di teste o dai Comanchi, sia perché portava sulle spalle uno zaino con all'interno un piede di porco, alla cintola un'ingombrante lanterna a petrolio e una piccola serie di altre cose che, in caso di fuga, lo avrebbero inevitabilmente e pericolosamente rallentato. In ogni modo non se la sentiva di tornare indietro da solo fino all'auto, né il suo orgoglio glielo avrebbe permesso.
Le mani gli iniziarono a sudare quando avvertì chiaramente e da più direzioni i rumori che i suoi due amici avevano descritto mentre si trovava seduto sul bordo del letto, non molto tempo prima.
“Secondo voi Jimmy è ancora vivo?” chiese con tono pacato Marco.
“Certo che lo è…” rispose Andy “…dopo tutte quello abbiamo passato insieme… lo è di sicuro!”
L'ingegnere si limitò solamente a lanciare un'occhiata furtiva al Signor Dinelli-Stewart.
Oramai dovevano aver percorso almeno una novantina di metri, anche se la difficoltà nell'avanzare rendeva difficili ed imprecise eventuali stime.
“Ve la ricordate la serata in quel localino italiano?” riprese l'antiquario “Avevamo scommesso con Mel in merito all'età della cameriera, Jimmy aveva promesso una bevuta a tutti se il nostro ragioniere avesse avuto la faccia tosta di chiederglierla… quello fece finta di dimenticarsi l'ombrello al tavolo, tornò indietro quando oramai eravamo quasi usciti… ed ottenne pure la risposta: 21”.
“Ora che mi ci fai pensare, quando lo troviamo, gli facciamo estinguere il debito che non ha ancora saldato: ho visto una bottiglia interessante nella credenza del salotto di casa sua.” disse sorridendo Andy, passandosi la lingua sulle labbra.
“Come si chiamava quel ristorantino? E quando andiamo a farci una mangiata tutti assieme?” chiese l'ingegnere, evitando di distogliere lo sguardo dai cespugli che aveva di fronte.
“…Il Chicco d'Oro, ma non credo ci andremo tanto presto, lo hanno demolito il mese scorso” concluse con una punta di tristezza Marco.
Un rumore sordo li fece trasalire e girare di scatto.
L'antiquario aveva visto il dottor Ross scomparire di colpo dal suo cono visivo.
“Calmi ragazzi, sono solo inciampato, va tutto bene.” fece quello rialzandosi e pulendosi i pantaloni dal terriccio.
Era inciampato su una pietra levigata che dava tutta l'impressione di fare parte di un viale secondario che si dipartiva da quello che avevano seguito. Decisero all'unanimità di seguire questo secondo sentiero.
I rumori intorno a loro si erano intanto fatti più numerosi ed vicini, al punto che in paio d'occasioni Dankan era sicuro di aver visto sagome scure muoversi tra gli alberi.
Non disse nulla, si limitò ad alzare con il pollice il cane delle pistole. Brian capì al volo è poggiò l'indice sul grilletto.
Dopo poco giunsero ad piccolo cimitero composto da una ventina di tombe a terra che circondavano un mausoleo marmoreo caratterizzato da incisioni di motivi floreali alternate a volti palesemente deformati e da un pesante portale di bronzo, anch'esso scolpito.
Tutti assieme diedero una rapida occhiata alle lapidi, mentre controllavano la presenza sugli altri lati del mausoleo di finestre o aperture.
“Non vi sembra strano, nessuna lapide ha simboli religiosi, né porta indicata le date di nascita o morte… solo il nome ed il cognome…” fece notare Marco.
“Io vedo anche un'altra cosa” replicò Brian dopo essersi inginocchiato per qualche istante “la terra è stata smossa di recente, e non solamente in un punto”.
Un brivido percorse la schiena del reverendo “Non penserai che abbiano ucciso e seppellito qui Jimmy!”
“Non dico questo… però se avessimo una pala sarei curioso di vedere una cosa… adesso proviamo a controllare il mausoleo” rispose rapido l'ingegnere.
“Non starai pensando che questi defunti siano usciti dai sepolcri…”
“No, stai tranquillo, niente del genere”.
Tornarono davanti all'entrata del gruppo marmoreo, Dankan copriva le spalle, Brian teneva sotto tiro l'entrata, gli altri spingendo tutti assieme riuscirono a fatica ad aprire di una cinquantina di centimetri una delle ante del portone. L'odore di muffa che impregnava l'aria, unitamente allo stato dei cardini, alle ragnatele ed alla polvere che ricopriva ogni cosa, fece dedurre al dottore che quella porta non andava aperta da anni ed anni.
Tre delle pareti erano ricoperte di loculi, ognuno riportante il solo nome del defunto e privo di simboli religiosi di sorta, al centro della sala, tra quattro colonne che sorreggevano gli archi che costituivano la volta, era posta una piccola arca in marmo bianco recante l'incisione “Qui riposa Jason Modine, 1734”.
Dankan, nel frattempo, continuando a puntare le pistole contro l'entrata, si era accorto che una delle nicchie era aperta, ed avvertì i compagni con un fischio.
La lapide giaceva in pezzi sul pavimento. L'ingegnere e l'antiquario notarono subito che sembrava frantumata dall'interno e che non vi era traccia di muratura, come se non vi fosse mai stato deposto nessuno, oppure come se “L'avessero lasciata volutamente aperta”, tantopiù che i fermi di metallo posti ai lati inferiore e superiore ed atti a trattenere la lapide potevano essere facilmente ruotati dall'esterno.
“Magari qualcuno non era in grado di farli ruotare” disse il dottore
“Per la fretta?” chiese il reverendo
“…oppure perché non aveva le mani ma zampe ed artigli!”
Marco accese la lanterna a petrolio e l'avvicinò alla nicchia, accorgendosi che dal lato opposto era presente un buco largo quasi come il loculo: prese da terra un piccolo frammento di marmo e ve lo gettò dentro.
Si sentì rotolare per un po', poi niente. “Non deve essere una discesa perpendicolare” sottolineò “altrimenti avremmo sentito solamente un tonfo”.
Dall'apertura proveniva un odore nauseabondo.
“Chi s'infila nel cunicolo a controllare?” fece Andy.
“Ti sei rimbecillito o cosa?” gli risposero gli altri in coro.
“E se Jimmy fosse là dentro? Lo sentite quest'odore?”
“Cosa vuoi che si sia andato a fare Jimmy in quel buco? Lo speleologo dilettante?” ribatté Steven
“Può esserci stato trascinato dentro a forza”
“Dopo averlo fatto passare sotto il portale di bronzo? Siamo noi i primi ad averlo attraversato, perlomeno negli ultimi vent'anni!”.
Uscirono dal mausoleo e ripresero la formazione utilizzata poco prima, ritornarono al viale principale e proseguirono senza ulteriori “scoperte” fino alla porta di Villa Modine.
L'edificio era decisamente grande ma costituito da un unico piano, in passato doveva essere stato piuttosto bello e con finiture signorili, ora però il tempo e l'incuria avevano vinto gli intonaci e gli smalti brillanti, ingrigendoli, mentre le intemperie e gli insetti avevano cominciato, già da un bel po', una lenta ma inesorabile opera di demolizione di tutto ciò che non fosse stato di pietra o mattoni. Brian notò alla prima occhiata che la casa doveva essere stata oggetto di più d'un ampliamento e Marco scorse sulla facciata l'anno dell'ultimo restauro eseguito, il 1895.
Prima di esplorare l'interno, il gruppo di investigatori decise che sarebbe stato opportuno effettuare il giro della casa: sul retro ritrovarono i resti di un piccolo edificio in muratura ed evidenti segni di un'esplosione avvenuta da pochi giorni.
“Jimmy allora aveva iniziato a demolire la catapecchia partendo da qui” sussurrò l'antiquario.
“Già, poi dev'essere andato a piazzare le cariche all'interno, dobbiamo cercarlo là” replicò Dankan, continuando a tenere le pistole puntate sulla selva.
Notarono anche che sul tetto si apriva un largo squarcio, e le assi sembravano bruciate…
Raggiunsero la porta d'ingresso, che si aprì senza fatica; entrarono uno dopo l'altro, ma fatti pochi passi all'interno del salone si accorsero che Steven era rimasto fuori.
“Svelto, entra” gli ordinò Marco
“Io di qui non mi muovo”
“Come non ti muovi, dobbiamo entrare”
“No. Questa casa mi sembra una belva affamata, e voi gli state entrando in bocca. Non vi rendete conto? Tutte queste finestre sono i suoi occhi… ora sono chiusi, sbarrati dall'interno con assi e chiodi… ma presto si riapriranno…”
I compagni lo guardarono basiti.
“E preferiresti restare qui fuori da solo?”
“Si”
Il tono deciso del dottore fece capire che non si sarebbe riusciti a portarlo nella casa nemmeno a forza. Gli altri sapevano benissimo che dividersi poteva essere un errore gravissimo, ma non vollero abbandonarlo. Dankan rimase con lui, nella speranza di farlo ragionare.
Brian, Marco ed Andy attraversarono velocemente il salone, ignorando le porte laterali e puntando dritti verso quella che avevano di fronte. A pochi passi da questa, mentre l'antiquario accendeva la lampada a petrolio, il reverendo scorse un libro posato su uno dei tavolini impolverati: era una bibbia. In qualche modo confortato da quella vista, la prese in mano, soffiò via la polvere ed aprì a caso, curioso di vedere su quale pagina dell'Antico Testamento aveva posato l'indice, ma con sua somma sorpresa si accorse che quella, come tutti gli altri fogli del libro, erano completamente bianchi.
“Ragazzi… questa bibbia è completamente bianca… non c'è stampata nemmeno una parola…”
“Mettitela in tasca, la guarderemo poi… ora prendi la lampada a petrolio. Marco, tu pensa ad aprire la porta” disse il Sig. May sottovoce, continuando a puntare il fucile ad altezza d'uomo.
Oltrepassarono la sala da pranzo e proseguirono sempre dritti, verso la cucina, quasi certi del percorso da compiere. In quella stanza, sulla polvere che ricopriva come un lenzuolo ogni cosa, notarono alcune impronte di scarponi chiodati che scendevano nella cantina.
Percorsero quegli ultimi metri nel silenzio più assoluto e trattenendo il fiato.
Quando Andy giunse nella cantina ed alzò la lampada sopra la propria testa, sbattendo la mano sul basso e ammuffito soffitto, vide in un angolo una vecchia caldaia con accanto alcuni sacchi di carbone, un grosso buco nel muro che dava in un buio e puzzolente cunicolo, sei candelotti di dinamite per ciascun lato della stanza e Jimmy Hickmann disteso in una pozza di sangue nerastro, con il collo dilaniato e senza alcune dita della mano destra.
Si fece il segno della croce ed iniziò a piangere.
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15 anni fa