Il gruppetto di investigatori avanzò con la solita formazione a testuggine, preceduti dai due poliziotti e da un sempre più antipatico falegname.
I rumori che tanto avevano preoccupato quei cittadini di New York si udivano ora solamente in lontananza e questo, unitamente al loro numero che sembrava al momento così esiguo, li faceva apparire quasi perfettamente 'normali'.
Il cimitero fu ignorato (o per meglio dire si lasciò che lo sceriffo ne ignorasse l'esistenza) e dopo una decina di minuti si trovarono di fronte al portico di casa Modine.
"Sbrighiamo alla svelta questa faccenda, non voglio morire di vecchiaia in questa catapecchia" disse sbadigliando l'energumeno pelato.
Steven salì i gradini con lo stesso entusiasmo del condannato a morte che si avvicina al patibolo. Lui si era sempre opposto a quella che considerava una specie di spedizione punitiva, ma allo stesso tempo non ne voleva sapere di lasciare andare gli altri da soli, o che Andy trovasse il fegato di andare e lui no.
Nel vasto salone i rimasugli degli ampi tendaggi venivano mossi dalla brezza mattutina proveniente dall'oceano, che s'insinuava tra i vetri rotti e le assi poste a sbarrare le finestre. Ciò era di conforto per il reverendo, che trovava finalmente svanita quell'immobilità malvagia che sembrava contraddistinguere lo stabile da svariati lustri.
"Da dove cominciamo? Dal corridoio di destra, quello di sinistra, o proseguiamo lungo il salone?" chiese lo sceriffo accendendo la lampada a petrolio.
"Secondo me un posto vale l'altro… tanto ho la sensazione che non troveremo nulla." fece l'artigiano puntellandosi sull'ascia.
"Dal corridoio di destra." rispose Dankan.
"E perché?"
"Perché un posto vale l'altro… e comunque la villa la dovremo setacciare completamente."
La prima porta, sulla destra, si aprì senza problemi. Dava in un locale piuttosto piccolo e di forma irregolare, le cui pareti erano completamente ricoperte di libri fino al soffitto; al centro della stanza v'era un tavolo rotondo con quattro sedie. L'antiquario e il parapsicologo si trattennero lì dentro insieme a Steven per una buona mezz'ora, sperando di trovare qualche buon indizio, mentre gli altri proseguirono ad esaminare le prime due stanze poste sul lato sinistro del corridoio.
Erano due camere piuttosto simili, sia per dimensioni che per l'uso a cui erano destinate: due stanze da letto matrimoniali. A voler essere precisi la seconda era semidistrutta e l'antica destinazione si poteva supporre dai frammenti di mobili risparmiati dal fuoco. Il soffitto mancava parzialmente e una delle pareti non esisteva più, dal buco che rimaneva si arrivava allo scoperto causato dal fulmine che aveva colpito quella casa decine d'anni prima cagionando l'enorme squarcio notato nel tetto qualche giorno prima (o almeno questo era stato quello che aveva riferito loro il guardiano del faro).
Il vicesceriffo suppose che la prima stanza fosse destinata agli ospiti, in quanto non vi ritrovarono tracce di vestiti o effetti personali, Steven invece vi trovò un cranio piuttosto piccolo e deformato.
"Un altro nano?" domandò lo sceriffo, grattandosi nervosamente la testa.
"Non credo. Le deformità di questo sono molto più marcate, e non certo riconducibili al nanismo, forse opterei per una qualche forma di elefantiasi, ma anche quest'ipotesi mi lascia piuttosto insoddisfatto…" rispose il dottore.
Mentre si dirigevano verso la biblioteca l'aiutante di mister Woodhouse prese il consegna il reperto.
"Nessun volume 'sospetto'. Registri commerciali, libri in inglese, in francese, di narrativa, persino dizionari inglese-francese, francese-tedesco e francese-italiano, testi scolastici… c'è un po' di tutto lì dentro." disse Marco.
"In uno degli scaffali ho trovato un resoconto del viaggio di una certa nave mercantile… da Boston a Newburyport, il capitano ha annotato di aver visto delle sirene al largo di Innsmouth." aggiunse Dankan.
"Beh, io comunque non ci farei molto caso… magari avevano fatto bisboccia… e poi i diari di bordo dei vecchi lupi di mare sono pieni di frottole del genere." concluse Marco.
L'unico a rimanere colpito da quella strana nota fu il reverendo, che ripensava a come, non molti giorni prima, un cameriere ubriaco avesse straparlato ad una festa di fidanzamento in merito all'esistenza delle sirene lungo la East Coast.
La porta della stanza vicina alla biblioteca diede qualche problema, velocemente risolto a spallate. Era una stanza ad uso ricreativo, con il suo bravo tavolo da biliardo, la rastrelliera delle stecche, un caminetto, due poltrone e un tavolino posto vicino all'ampia finestra.
Marco si precipitò ad osservare un'insolita scacchiera posta sopra il tavolinetto: una partita vi era stata cominciata, chissà quanto tempo prima… I pezzi, totalmente scolpiti nel granito, erano piuttosto insoliti, sia per i colori (verde scuro e rosa), che per le forme: le sembianze umane erano riservate ai soli pedoni mentre tutte le altre figure rappresentavano mostruosità con sembianze vagamente umanoidi. Quello che doveva essere il re, di dimensioni maggiori, aveva una testa di polipo, artigli d'aquila e ali da pipistrello.
"Guarda Dankan, li vedi questi segni sulla scacchiera? Sono quasi sicuro che si tratti della costellazione del Toro, questa qui è Aldebaran, questa Ain… e Alheka… e queste due… beh, non me lo ricordo, ma ne sono certo. Con questo gioiellino qui potremmo farci 300-350 dollari buoni. Non dico che non sia strano, ma ai nuovi ricchi questo genere di cose piace assai e… mi stai ascoltando?"
Desede invece era stato più colpito dalle fattezze dei pedoni.
"Questo qui è il primo ministro britannico, questo governatore era sul giornale ieri l'altro, e dei due appoggiati sul tavolino riconosco quel crucco panzone con l'elmetto a punta."
Il parapsicologo rimase imbambolato a fissare quell'oggetto bizzarro per qualche istante, poi Marco gli diede uno scossone: si riprese, ma della scacchiera conservò un ricordo confuso.
L'ultima stanza del corridoio principale era un ripostiglio contenente cianfrusaglie di vario genere e qualche mobile quasi completamente marcito. Frugando all'inverosimile trovarono una scatoletta di latta con sopra un'etichetta scritta in francese 'Pour l'air; deux heures': il vero significato di tali parole rimase oscuro, anche se il reverendo si sbizzarrì in ipotetiche traduzioni tipo 'per l'alito, dieci ore', 'per l'aereo, dodici ore' o 'per l'alto, dici ora'. Tutti furono d'accordo sul fatto che non andavano di certo ingerite, almeno non dopo che erano rimaste per una trentina d'anni tra polvere, topi e chissà cos'altro.
Passarono quindi alle uniche due stanze dell'area distrutta dall'esplosione, sul lato nord della villa.
La prima, quella che doveva essere proprio sopra il locale dove avevano ritrovato il corpo di Jimmy era bloccata da travi di legno ed altri detriti e sulla porta di questa stanza iniziò a lavorare con l'ascia il falegname, sotto lo sguardo vigile del vicesceriffo.
Nella seconda ritrovarono lo scheletro completo di un uomo di piccola taglia, pesantemente deformato, con le dita che assomigliavano ad artigli ed una gobba talmente pronunciata da sembrare finta, alcune ossa apparivano contorte in una maniera assolutamente innaturale ed il cranio era mostruosamente oblungo.
"Ad un museo di anatomia comparata questo farebbe comodo." pensò Steven.
"Che diavolo è successo qui?" gridò lo sceriffo "Cadaveri, crani, sparizioni ed ora… ora questa cosa! Dottore non mi venga a dire che si tratta di un uomo, perché a quel che vedo questo qui aveva anche una specie di coda. Se non lo vedessi con i miei occhi non ci crederei… e continuo ad optare per uno scherzo scellerato… badate che se mi accorgo che mi state prendendo in giro io…"
"Secondo noi invece di queste 'cose' ce ne potrebbero essere ben altre in giro, motivo per cui sarebbe il caso di tenere gli occhi bene aperti, nell'interesse di tutti." intervenne Brian.
Il dottor Ross effettuò un'analisi sommaria alla dentatura della creatura, e ne ipotizzò l'età: una cinquantina d'anni.
Dopo una buona mezz'ora, finalmente, il falegname riuscì a liberare il passaggio per riuscire ad entrare nell'ultima stanza dell'ala est rimasta inesplorata.
"Questa poi! Sceriffo! Qui c'è uno che si sta facendo un riposino!"
Su una sedia a dondolo giaceva, a lato del letto, uno scheletro su cui non furono trovate tracce di abiti, mancava inoltre delle dita dei piedi.
"Ratti malnati!" sentenziò Steven.
Il cadavere era di un certo Philius A. Eckard, rimasto intrappolato in quella stanza a causa dell'esplosione che aveva devastato l'edificio.
Aveva lasciato sulla scrivania un foglio di carta, oramai quasi illeggibile e datato 21 dicembre 1899, nel quale accennava ad una strana cantilena proveniente dal lato opposto della casa, in una lingua a lui sconosciuta. Nel momento in cui la nenia aveva raggiunto la sua frenetica conclusione un terribile boato aveva scosso l'edificio: lo sventurato si era precipitato alla porta ma l'aveva trovata bloccata. Chiamò aiuto, cercò di sfondare le sbarre poste sulla finestra, poi si sedette ad aspettare.
"Questo doveva essere un ospite, ma perché nessuno ha cercato di tirarlo fuori di lì? Certo non possono essere morti tutti a causa di un fulmine, e poi il guardiano del faro ci ha detto che la tenuta Modine è sembrata abitata per qualche mese… dopo quella notte, intendo." fece Andy.
"Magari non volevano che uscisse." disse Brian.
"Oppure avevano qualcos'altro a cui pensare, o qualcos'altro stava pensando a loro." sussurrò Marco.
Dankan prese in disparte il dottore "Pensi sia stata una buona idea portarsi dietro questi tre?"
"Perché? Più siamo e megl…"
"Sì, ma hai notato come l'unico a mostrare qualche segno di nervosismo o stupore sia quell'incapace dello sceriffo? Il suo secondo sembra distaccato come un dodicenne in visita al giardino botanico e il rosica-assi non fa che sfottere e sbadigliare. Quasi avessero già una 'vaga' idea di cosa avremmo trovato qui."
"Forse hai ragione... e la cosa non è affatto tranquillizzante."
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15 anni fa