Sospetti  

scritto da Ars Tecnica in

Steven si svegliò a causa del rumore scoppiettante e irregolare di un camioncino fermatosi a scaricare qualcosa giusto sotto la finestra della sua camera.
Svogliatamente si mise gli occhiali e diede un'occhiata all'orologio a cipolla che aveva lasciato la sera prima sul comodino: le 10 e 15!
Svegliò anche gli altri compagni, si vestì alla svelta e scese a cercare l'oste per ringraziarlo sentitamente di aver seguito le istruzioni impartitegli la nottata precedente… lo trovò riverso sul bancone del bar, con ancora stretto in mano il bottiglione, completamente vuoto, del vinello fatto assaggiare ai suoi “ospiti” il giorno prima.
Tutta la mezz'ora successiva fu un susseguirsi di scuse dell'ometto che ce la metteva tutta per preparare il prima possibile la colazione, mentre il reverendo Fordham e gli altri decidevano il da farsi.
Seduti al tavolo, sorseggiando il caffè bollente conclusero che probabilmente il modo migliore per recuperare il tempo perso fosse quello di dividersi in gruppi: Andy e Dankan avrebbero dato un'occhiata a villa Modine, Marco controllato la cronaca cittadina, Brian e Steven si sarebbero invece occupati di incontrare lo sceriffo e capire che cosa avesse scoperto finora; si sarebbero rincontrati alla locanda all'ora di pranzo.
L'ingegnere e il dottore furono i primi ad uscire dalla Bluemarlin, con l'intenzione di dirigersi spediti verso il locale ufficio delle forze dell'ordine, che distava poche decine di metri. Invece ben prima di attraversare Norrock Road decisero di scendere lungo Leonard Street, giusto per passare di fronte all'ufficio dell'amico scomparso. Voltato l'angolo si accorsero che davanti a questo c'era un capannello di curiosi, mentre davanti all'ingresso un poliziotto era inginocchiato di fronte alla maniglia.
“Scusi buon uomo…” chiese cortesemente il Sig. May a un vecchietto che proveniva proprio dalla prima fila di impiccioni “…che cosa è successo?”
“Mah, qualcuno stanotte si è introdotto nella sede dell'agenzia Hickmann, se ne è accorto il falegname che abita qui di fronte, sembra che questa notte abbia visto le luci accese… e si è insospettito… stamane poi ha visto un vetro rotto, sul retro.”.
“Accidenti… se ne sono accorti, ma che cosa sta facendo quello? Si direbbe che stia giocherellando con della farina… e con un pennellino.” sussurrò Brian avvicinandosi all'amico e salutando l'informatore con la mano.
“Giuda ballerino! Altro che farina. Quello sta prendendo le impronte digitali! E nessuno di noi portava i guanti. Ho come la sensazione che questa volta ci siamo fottuti da soli” rispose Steven, aggiungendo “Alziamo i tacchi, passiamo la strada e proseguiamo come niente fosse”.
“Lo sapevo che dovevo sparargli subito a quel falegname” disse sibilando e stringendo i denti Brian.
Mentre facevano finta di non essere minimamente preoccupati di come si stavano mettendo le cose transitarono di fronte alla “White & Son - Agenzia investigativa e di recupero crediti”, che la sera prima non avevano notato, presi com'erano dalla fretta di entrare ed uscire, senza guai, dall'ufficio di Jimmy.
“Entriamo?”
“Perso per perso, proviamoci”
Il Signor White li accolse con tutte le premure, e loro si qualificarono come rappresentanti di una società immobiliare a cui la l'impresa Hickmann doveva una cifra non indifferente. La discussione fu portata avanti quasi interamente da Steven: “Questa Impresa locale, debitrice nei nostri confronti, o meglio, nei confronti della Società che rappresentiamo, di una somma a 4 cifre, si era indebitata anche con soggetti aventi sede nella zona?”
“Per quanto se ne possa sapere, e badi che questo è un paese piuttosto piccolo, no. Per non contrarre debiti di sorta il titolare sembra aver venduto tutte le attrezzature a prezzi stracciati.” rispose sicuro l'uomo, mettendosi le mani nelle tasche del panciotto.
“Capisco, Lei sarebbe interessato a ritrovare per noi il Sig. Hickmann? Ovviamente dietro equo compenso.” incalzò pacato il dottore.
“Guardi il mio compenso è pari al 10% delle somme recuperate… e se le cifre sono quattro, la cosa si farebbe certamente interessante… purtroppo in questo periodo sono occupato con altri due casi, ben più importanti…”
“Di cosa si tratta, se non sono indiscreto?” chiese Brian.
“Due bambini scomparsi. Oramai da settimane. Tutte le ricerche della polizia vane, sembrano essersi volatilizzati”.
“Come è successo? Episodi del genere sono già accaduti in passato?”
“Non si sa. Sono scomparsi nel cuore della notte, mentre il padre era in mare con il peschereccio e la madre assisteva una parente gravemente malata. Niente effrazioni…. nella zona, in passato sono già accaduti episodi del genere. Si parla di anni e anni fa. Ma allora si pensò ad un gruppo di zingari…”
“Quanti anni fa?”
“Cinque o sei. Sparì il figlio dei Whittacker, e prima ancora, una quindicina di anni fa fu la volta di Emily e Selma Marker”.
“Non furono mai ritrovati?”
“Mai”.
Lasciarono l'Agenzia White con la netta impressione che le cose invece che chiarirsi, si stessero complicando.
Dallo sceriffo si trattennero per meno di un quarto d'ora: il tempo di fare la conoscenza del “capo” (un uomo di mezz'età con la pancia e gli stivali sempre sopra la scrivania) e apprendere che non stava facendo un bel niente per cercare Jimmy, condividendo appieno le ipotesi del falegname. Da lui ebbero la conferma che in paese la preoccupazione più grande era ritrovare i due bambini scomparsi… e che forse per la prossima settimana sarebbero arrivati rinforzi da Boston per effettuare nuove ricerche a tappeto.
Erano si e no le 11 e 45 e i due amici decisero di passare a recuperare l'antiquario e poi andare all'anagrafe municipale per avere qualche informazione sul Sig. Jason Porter e sulla famiglia Modine.
Il reverendo Andy e Dankan erano nel frattempo giunti alla villa.
Avevano così constatato che tutta la proprietà era circondata da un muro in mattoni alto più di due metri… e la proprietà era grande assai: un appezzamento di terra di forma rettangolare di almeno 150 per 250 metri, proprio sulla sommità della collina che sovrastava il faro. Il pesante cancello in ferro battuto, completamente ossidato, era rovinato a terra, assieme ai cardini che lo sostenevano e tutto faceva pensare che nessuno lo avesse usato da almeno un ventennio. Il parco era diventato un intrico di alberi cresciuti a dismisura, erba alta fino alla cintola e cespugli di rovi. Il viale che doveva portare all'entrata della villa praticamente non esisteva più e a malapena si riusciva a intuirne il tracciato originario.
Il parapsicologo faceva strada, avanzando a fatica e facendo attenzione a dove metteva i piedi.
“Dankan, non mi sento affatto tranquillo… c'è un atmosfera strana qui… io non sento gli uccelli cantare…”
“I canti gregoriani devono averti rovinato i timpani, non senti il fracasso dei gabbiani dalla spiaggia?” chiese baldanzoso il compagno del prelato.
“Già. Ma non ti sembra strano che si sentano gli uccelli lontani e non quelli che dovrebbero essere qui?”
“E' tutta suggestione la tua… pensa a camminare… non vorrei che ti facessi male ai piedini.” dicendo questo però Desede infilò la mano sotto la giacca ed estrasse l'automatica calibro 38, scrutando ossessivamente la vegetazione intorno a loro.


Malgrado non lo avesse fatto notare ad Andy, già da un po' si era accorto di rumori furtivi provenienti dal loro lato sinistro. Si udivano in più punti per qualche istante, poi cessavano e riprendevano poco più in là. Sempre più vicini a loro. E sempre più numerosi.
Il reverendo notò la pistola di Dankan portata lungo il fianco, diresse lo sguardo nella direzione in cui la testa dell'amico era voltata e un brivido gli attraversò la schiena. Sentì un rumore di rami secchi andare in pezzi provenire da dietro di loro, si voltò di scatto e si mise con la schiena contro quella del parapsicologo che ora puntava l'arma verso la boscaglia e chiese con un filo di voce “Da quanto tempo ti eri accorto che non eravamo soli?”
“Beh, all'inizio pensavo a conigli selvatici. Ma la cosa strana è che gli animali di solito o restano immobili o scappano. Questi qui sembrano girarci attorno.”.
“Magari sono veramente solo conigli”.
“Già, hai mai sentito parlare di lepri tanto grosse da spezzare i rami secchi caduti a terra? Neanche fossero cinghiali. Ma di suini veloci come questi non ne ho mai visti…”
Un secondo brivido attraversò la schiena di Andy “…i conigli scappano perché hanno paura dei predatori… cosa non scappa per la paura di predatori?”
“I predatori!” esclamarono ad altra voce entrambi, iniziando a correre in direzione del cancello.
La sensazione di paura anziché diminuire crebbe al punto che entrambi provarono l'impressione che l'erba alta e gli arbusti si contorcessero attorno alle loro gambe con l'esplicita intenzione di ritardarne la fuga.
Intanto i rumori si facevano sempre più vicini e provenivano da ogni direzione.
Il reverendo non era mai stato un tipo atletico, ma in questa corsa stava letteralmente stracciando il compagno, alternando qualche passo a lunghi salti. Stupendosi per l'insperata forma, dimenticò per un attimo la paura che lo stava attanagliando.
Solo per un attimo. Perché giratosi vide Dankan a terra, mentre cercava di riprendere la pistola che gli era caduta e rimettersi a correre. Era scivolato sbattendo violentemente la testa che ora gli sanguinava copiosamente da un grosso taglio che si era aperto giusto sopra il sopracciglio sinistro. Andy vedendo quella scena ebbe l'impressione che la vegetazione, o quello che c'era nascosto dentro, stesse per ingoiare l'amico. Fu così che prese il coraggio a due mani, corse verso di lui e strattonandolo per la giacca lo trascinò di peso fino alla strada, oltre il cancello.
La corsa non si fermo però lì e proseguì in macchina, con l'acceleratore premuto a tavoletta da Dankan, seduto a fianco del conducente. Si calmarono relativamente solo di fronte alla Bluemarlin.



  1. Annisquam
  2. Iniziano le indagini
  3. Pezzi del puzzle
  4. A lato del letto
  5. Jimmy Hickmann
  6. A tre passi dal bivio
  7. Gli scarponi di Jason
  8. Senza alcun dubbio
  9. Villa Modine
  10. L´ala Ovest
  11. Some feets under
  12. Giù il sipario
  13. Ritorno in città

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